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Quali farmaci non assumere con tamoxifene?
Quali farmaci non assumere con tamoxifene?
In caso di ingestione/assunzione accidentale di una dose eccessiva di Nolvadex avverta immediatamente il medico o si rivolga al più vicino ospedale. L’impiego di Nolvadex durante l’allattamento non è consigliato, in quanto non è noto se esso passi nel latte materno. Nell’eventualità di ricovero in ospedale, informi il personale medico di essere in trattamento con Nolvadex. Nolvadex contiene tamoxifene, che appartiene alla classe di medicinali chiamati “antiestrogeni”.
Errori medici relativi all’uso di tamoxifene
La decisione di sostituire il Tamoxifene con un altro farmaco è una scelta personale che dovrebbe essere presa in base alle esigenze individuali del paziente e alle raccomandazioni del medico. Se stai riscontrando effetti collaterali difficili da gestire con il Tamoxifene, o se il tuo cancro al seno non risponde al trattamento, potrebbe essere il momento di esplorare altre opzioni. Rendere più tollerabile la strategia preventiva basata sul tamoxifene sarebbe importante per aumentare il numero di donne che possono ricorrervi. Prima di modificare il dosaggio standard sarà tuttavia necessario dimostrare con certezza che il tamoxifene a basso dosaggio è efficace nel prevenire il tumore.
Porfiria cutanea tarda è stata osservata molto raramente in pazienti trattate con tamoxifene. Lupus eritematoso cutaneo è stato osservato molto raramente in pazienti trattate con tamoxifene. In letteratura è stato dimostrato che i metabolizzatori lenti di CYP2D6 presentano un livello plasmatico più basso di endoxifene, uno dei più importanti metaboliti attivi di tamoxifene (vedere paragrafo 5.2). A livello di terapie farmacologiche, i trattamenti più efficaci, benché limitatamente, per contrastare gli effetti collaterali sono anti-ipertensivi, antidepressivi; come rimedi naturali, invece, si ricorda l’agopuntura.
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Le pazienti sono state assegnate dal computer con metodo casuale a ricevere 5 mg al giorno di tamoxifene o placebo per 3 anni. Il Tamoxifene può essere somministrato per lunghi periodi, solitamente cinque anni, ma in alcuni casi anche di più. Durante questo tempo, il paziente può sperimentare vari effetti collaterali, tra cui vampate di calore, nausea, irregolarità mestruali e aumento del rischio di trombosi.
- La terapia ormonale, chiamata anche ormonoterapia o terapia endocrina, può avere lo scopo di impedire la produzione di tali ormoni o di bloccarne l’azione di stimolo alla proliferazione diretta alle cellule sensibili, tra cui quelle cancerose.
- Esploriamo le possibili conseguenze dell’interruzione del trattamento con tamoxifene, un farmaco chiave nella terapia anti-cancro al seno.
- In particolare, non è stato studiato l’effetto a lungo termine del tamoxifene sulla crescita, sulla pubertà e sullo sviluppo in generale.
- Poiché il farmaco può essere nocivo per lo sviluppo del feto, è bene accertarsi di non essere incinte prima dell’inizio della cura e concordare con i medici un metodo contraccettivo adatto al proprio caso, da assumere per tutta la durata del trattamento.
- Vi è evidenza di eventi ischemici cerebrovascolari e tromboembolici, inclusi trombosi venosa profonda, trombosi microvascolare ed embolia polmonare, che si manifestano comunemente nel corso della terapia con tamoxifene.
Nei pazienti con angioedema ereditario, il tamoxifene può indurre o esacerbare i sintomi dell’angioedema. Ipersensibilità al principio attivo o ad https://vivashop.ro/geranabol-90-capsule-di-magnus-pharmaceuticals-4/ uno qualsiasi degli eccipienti, elencati al paragrafo 6.1. Nell’uomo Tamoxifene EG è indicato nella profilassi e nel trattamento della ginecomastia e della mastalgia causate da antiandrogeni nel trattamento in monoterapia del carcinoma prostatico.
Il tamoxifene è associato ad un rischio più elevato di carcinoma dell’endometrio per le donne che non hanno avuto un’isterectomia e un rischio maggiore di sviluppare problemi di coagulazione , tra gli altri effetti collaterali. Tuttavia, ci sono alcuni alimenti che possono proteggere dal cancro dell’endometrio senza interferire con l’efficacia del tamoxifene. La maggior parte delle cellule tumorali risponde a questo trattamento nella fase ormono-sensibile. Tuttavia alcune cellule, in particolare nelle fasi avanzate di malattia, proliferano indipendentemente dalla stimolazione ormonale e non rispondono alla terapia. Tali cellule possono addirittura autoprodurre i propri androgeni, tramite un meccanismo autocrino, o presentare mutazioni del gene per il recettore degli androgeni (AR).
I risultati ottenuti nello studio sul babytam aprono ora la strada a nuovi studi clinici di prevenzione su donne sane ad alto rischio tumore mammario. «Insieme all’Istituto Oncologico Veneto, all’Istituto dei tumori di Napoli e all’Ospedale Galliera abbiamo disegnato uno nuovo studio di fase II, chiamato studio TOLERANT, che ha ricevuto un finanziamento ministeriale. Lo studio non si limiterà a valutare la capacità preventiva del tamoxifene, ma studierà anche gli effetti di modificazioni dello stile di vita, in particolare sul fronte di alimentazione e attività fisica.
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